Archivio per settembre 2011

I peracottari della “crescita”   Leave a comment

Leggo dall’agenzia ANSA: “Tremonti: ‘Piano decennale per crescita’ Lo scrivera’ Ignazio Visco di Bankitalia”. Vado a vedere su Wikipedia e leggo che Visco è di Napoli, laureato a Roma in Economia nel 1971. L’anno successivo fu assunto dalla Banca d’Italia, non si sa se per concorso o altro, e spedito all’università della Pennsylvania per completare gli studi dove ottiene Master e Ph.D.

Che cosa estrapolare da questo tipo di notizie?
Che questo Ignazio Visco è con tutta probabilità un uomo di Washington, come lo stesso Tremonti del resto, il cui compito e implementare in Italia il pieno sistema ultraliberista che sta facendo affondare miseramente gli USA.
Nel lancio dell’ANSA s’intravedono uno dei cardini dell’operazione sebbene mascherato da “noma alla greca”. Inserire nella Costituzione, articolo 41, (questi signori ritengono che basti sollazzare gli idioti con la “costituzione” per fare rispettare le loro disposizioni) che “tutte e’ lecito se non espressamente vietato”. Questa non è altro che la “common law” anglosassone che in Italia assumerebbe aspetti tragicomici. Perché in un paese di pervertiti latenti e avvocati fai date come questo, i furbi si metterebbero a fare sesso anale con il gatto o scaraventare la suocera giù dai faraglioni di Capri una volta appreso che ciò non è espressamente vietato dai codici.

Le “liberalizzazioni” poi sono solo l’intenzione di aprire agli extracomunitari ogni settore economico, non di certo abbassare i costi o migliorare i servizi. Perché i giornali si guardano bene dal notare che il PIL in Italia aumenta, quando aumenta, solamente a seguito dell’incremento della popolazione. Attualmente i residenti regolari nella penisola, che interagiscono legalmente con il sistema economico, sono 66-67 milioni e il prodotto interno lordo procapite non è superiore a quando gli abitanti erano 57-58 milioni 15 anni fa.
La “liberalizzazione” degli orari dei negozi serve distruggere il tessuto commerciale a conduzione familiare e spianare definitivamente la strada agli “shopping mall” (oltre che a fare lavorare la gente di domenica pagandola come gli altri giorni). Temo che Visco e Tremonti stiano preparando lo sbarco in Italia di Wal-Mart in grande stile.

Vi è poi l’aspetto kafkiano delle “infrastrutture a costo zero”, uno dei tanti ossimori di questa Italia. Neanche il “peracottaro” immaginario delle storielle di Gianni Rodari regalerebbe un singola pera cotta figuriamoci un’intera infrastruttura. Probabilmente il sistema che questi azzeccagarbugli hanno in mente è di fare finanziare le grandi opere dai cinesi in cambio poi della loro gestione per tot decenni. Ma se fanno un patto con i cinesi poi lo dovranno rispettare.
Superfluo rammentare che lo scopo recondito dietro la “crescita” è abolire le pensioni di anzianità, quelle dei cittadini che, credendo nell’Italia, hanno versato contributi previdenziali per 40 anni.

Ignazio Visco nel 74 ottenne un Master of Arts. Probabilmente in illusionismo dico io. Perché costoro sono degli illusi se credono di piegare l’Europa alla foggia degli Stati Uniti, dove una parte non irrilevante della popolazione non sa se il giorno dopo avrà i soldi per mangiare, allo scopo di compiacere i nostri padroni dal 1945.
Ma alla fine loro faranno la figura dei peracottari, contateci.

A che punto è l’Abisso   Leave a comment

«Giovedì prossimo, 15 settembre, consegneremo al Governo i contratti per il trasporto pubblico locale su ferro e su gomma: in queste condizioni, dall’anno prossimo e per gli anni successivi, non sarà possibile, infatti, far circolare autobus e treni locali», queste le parole drammatiche del presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani. «Questo atto avrà un carattere simbolico ma anche sostanziale – continua Errani – e ha un solo fine: quello di trovare i fondi per dare seguito ai contratti stipulati con le aziende di trasporto, che sono ovviamente contratti pluriennali». Nel dettaglio, dei 1,9 miliardi di euro di impegni per finanziare il trasporto pubblico locale per il 2012, infatti, con la manovra sono stati iscritti solo 400 milioni e dunque mancano 1.5 miliardi. Secondo Errani «è a rischio non solo il diritto dei cittadini a spostarsi ma l’intero sistema economico e produttivo del Paese.

Ancora secondo copione.
Il partito occulto dei petrolieri e del nuovo ordine globale agisce sempre più manifestamente.
Gli 1,5 miliardi che mancano curiosamente sono i soldi delle spese militari che l’Italia mette nelle guerre infinite al soldo degli Stati Unitti. Soldo mica tanto perché i soldi gli yankee ce li fanno tirare fuori a noi.
L’11 settembre fu inscenato per iniziare le guerre contro i popoli islamici e portarli al modello occidentale, destrutturando le loro società, attraverso un immane spargimento di sangue.

Il premio Nobel Jeremy Rifkin ha calcolato che dall’ 11 settembre 2001 l’America ha speso l’immensa cifra di 3000 (tremila) miliardi di dollari per andare a “civilizzare” il mondo islamico semplicemente colpevole di credere in Dio che esso chiama Allah. E le spese militari sono da assurgere a responsabili del collasso della prima economia mondiale, in pieno corso con i poveri al fresco record di 46,2 milioni.
Sfiancata l’economia statunitense, ora tocca ai paesi satelliti a sovranità (ultra) limitata come l’ex belpaese.

I trasporti pubblici sono solo l’inizio.
Come scrivo ormai da sei anni l’obiettivo dei satrapi immondi che per conto di Washington governano l’Italia, è rendere la penisola più simile agli USA. Un deserto democratico attraverso l’abolizione degli organismi elettivi locali nonchè l’instaurazione di un sistema elettorale che consenta l’esistenza di soli due partiti, teoricamente alternativi, in realtà entrambi strumenti del potere occulto. Esattamente some il partito repubblicano ed il partito democratico oltreoceano. Da noi li hanno creati, PD e PDL, e hanno mandato in scena pupazzi antipolitici a inventare le “primarie dei cittadini” come vacua palestra per servi sciocchi. Lo scopo finale sarà sostituire i sondaggi (totalmente manipolati) con le votazioni nelle urne.

Riformando ai trasporti pubblici, evidentissimo l’intento di rimpiazzare i treni con gli “autobus sostitutivi” i cui motori vanno a idrocarburi. In America il trasporto passeggeri su rotaia è di fatto inesistente surrogato dai pullman di linea le cui tariffe sono  “a fermata”. A ognuna bisogna ripagare per arrivare alla successiva. Non escluso che da noi i petrolieri riescano a fare togliere i pedaggi sulle autostrade.
Non resta che attendere il collasso finale (e inevitabile) anche dell’Italia nella speranza di liberare il paese dalla morse delle elite dell’oro nero.

Pubblicato 13 settembre 2011 da Albino Galuppini in Soldi Buttati, Tototruffa

Automobile in multiproprietà   7 comments

Comprare e mantenere un’automobile costa sempre di più, sommando costo d’acquisto, tassa d’immatricolazione, bollo, assicurazione RCA, manutenzione ordinaria e straordinaria. Un’idea per diminuire l’esborso per un autoveicolo è quello dell’automobile in multiproprietà.

Mi spiego con un esempio.
La famiglia A e la famiglia B sono, per comodità, vicine di casa. La famiglia A ha già l’automobile di papà con cui va al lavoro ma ne vorrebbe un’altra per il figlio che va al lavora/università durante il giorno. La famiglia B è composta da coniugi pensionati anziani i quali dell’auto avrebbero bisogno solo nell’weekend per qualche viaggetto, visita a parenti e amici in altro comune, per andare a messa o per fare compere in qualche negozio o centro commerciale che non sia il solito sottocasa.

Ecco allora l’idea. La famiglia A assieme alla famiglia B acquista un’auto, nuova o usata, in perfetta comproprietà e cointestazione in cui tutte le spese, eccetto carburante e RCA, sono perfettamente divise a metà. Con l’accordo, tacito o scritto, che salvo casi eccezionali contemplati, l’auto sarà disposizione della famiglia A nei giorni lavorativi e della famiglia B nei giorni festivi e prefestivi.
In questo modo la famiglia A possiede e spende per un’automobile e mezza, anziché due, e la famiglia B ha l’onere di mezz’auto anziché quello di una intera impiegata di rado.
L’assicurazione rimarrebbe comunque personale così in caso d’incidente conta la polizza di chi stava alla guida.

Questo esempio sarebbe un sistema di “car sharing” legalizzato (e quindi con piena responsabilità da parte di tutti i proprietari) che oltre al risparmio avrebbe il vantaggio di avere meno immatricolato e quindi meno parco circolante.